I quali atti si feciono con piú prontezza per Tarba e per l'oratore anglo, andati in poste, che non si erano fatti per commissione del pontefice; perché Baldassarre da Castiglione nunzio suo, dicendo non essere da esacerbare tanto l'animo di Cesare, aveva recusato che se gli protestasse la guerra. Ma dipoi, avuto in Francia l'avviso della perdita di Roma, temperandosi il dispiacere minore del caso del pontefice con l'allegrezza maggiore della morte di Borbone, non parendo al re da lasciare cadere le cose di Italia, convenne a' quindici di maggio co' viniziani di soldare a comune diecimila svizzeri, pagando lui la prima paga e i viniziani la seconda e cosí seguitando successivamente; e mandare diecimila fanti sotto Pietro Navarra, e i viniziani ne soldassino diecimila altri tra loro e il duca di Milano; mandare di nuovo cinquecento lance e diciotto pezzi di artiglieria. E perché il re di Inghilterra, non ostante le convenzioni fatte, non concorreva prontamente a rompere la guerra di là da' monti, la quale anche non sodisfaceva al re di Francia, desiderando ciascuno di loro di tenerla lontana da' regni suoi, liberatisi da quella obligazione, convennono che quel re pagasse per la guerra di Italia, per tempo di mesi [sei], diecimila fanti. Per la instanza del quale principalmente, Lautrech, benché quasi contro alla sua volontà, fu dichiarato capitano generale di tutto l'esercito.
Il quale mentre si prepara per passare con le provisioni convenienti di danari e delle altre cose necessarie, non succedeva in Italia accidente alcuno di momento.
| |
Tarba Baldassarre Castiglione Cesare Francia Roma Borbone Italia Pietro Navarra Milano Inghilterra Francia Italia Lautrech Italia
|