Però, benché si fussino difesi molte ore, si detteno a discrezione; salvo però Piermaria Rosso e Alessandro Vitello con le robe loro, feriti l'uno e l'altro di archibusi, il primo in una gamba l'altro in una mano. Nel quale tempo avendo rotto il fiume del Tevere per tre o quattro bocche, inondò con grandissimo danno il campo della lega; il quale andò ad alloggiare verso Ascesi, essendo ancora gli imperiali fra Terni e Narni. Per la partita loro i collegati fattisi innanzi, alloggiò il duca di Urbino a Narni, i franzesi a Bevagna; le bande nere, governate da Orazio Baglione, capitano generale della fanteria de' fiorentini, non avendo ricevuto alloggiamento, entrate nella terra di Montefalco la saccheggiorono. Assaltò poi una parte di questi fanti le Presse, nel quale castello erano ritirati Ridolfo da Varano e Beatrice sua moglie; i quali non potendo difendersi si arrenderono a discrezione: benché poco dipoi recuperassino la libertà, perché Sciarra, non potendo piú sostenersi in Camerino per le molestie riceveva da quello esercito, si convenne di relassarlo, ricuperando il genero e la figliuola. Tentorono anche il marchese di Saluzzo e Federigo, con la cavalleria franzese e con dumila fanti, di svaligiare furtivamente la cavalleria spagnuola, alloggiata in Monte Ritondo, e in Lamentano, senza guardie e senza scolte, secondo riferiva Mario Orsino, cammino di tre giornate; ma scoperti, perché procedettono con poco ordine, non tentata la fazione tornorno indietro, avendo disegnato, per privargli della facoltà del fuggire, di tagliare in uno tempo medesimo il ponte del Teverone.
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