Dopo la perdita di Alessandria, non essendo dubbio che Lautrech si dirizzerebbe alla impresa di Milano o di Pavia, è fama che Antonio de Leva, col quale erano centocinquanta uomini d'arme e cinquemila fanti tra tedeschi e spagnuoli, diffidandosi di potere difendere Milano con sí poca gente e con tante difficoltà, pensò di ritirarsi a Pavia; nondimeno, considerando essere poche vettovaglie in Pavia, né potersi in quella città sostentare l'esercito con le estorsioni, come acerbissimamente aveva fatto a Milano, deliberò finalmente di fermarvisi, e mandò alla guardia di Pavia Lodovico da Belgioioso; e a' milanesi, i quali vollono comperare con danari la licenza di partirsi, la concedette. Ma Lautrech, per rimuovere le difficoltà le quali potessino ritardarlo, fatta tregua con Cerviglione spagnuolo il quale era alla guardia di Case, benché molto diminuito di svizzeri, procedendo innanzi occupò Vigevano; e dipoi fatto uno ponte sopra il Tesino, e per quello (secondo credo) passato l'esercito, si inviò verso Benerola, villa propinqua a quattro miglia a Milano; dimostrando di volere andare, come lo confortavano i viniziani, a campo a quella città, ma veramente risoluto a quella deliberazione che gli paresse piú facile. Ma avendo inteso, come fu appropinquato a otto miglia a Milano, il Belgioioso avervi la notte dinanzi mandati quattrocento fanti, in modo che in Pavia non erano restati se non ottocento, voltato il cammino, andò il dí seguente, che fu il vigesimo ottavo dí di settembre, al monasterio della Certosa e dipoi con celerità grande si pose a campo a Pavia; al soccorso della quale città avendo Antonio de Leva, come intese la mutazione di Lautrech, mandato tre bandiere di fanti, non potettono entrarvi, in modo che per il piccolo numero de' difensori non pareva potersi resistere: e nondimeno il Belgioioso, supplicandolo il popolo della città che permettesse loro che per fuggire il sacco e la distruzione della città si accordassino, lo recusò. Ma avendo Lautrech continuato di battere quattro dí, e gittato in terra tanto muro che i pochi difensori non bastavano a ripararlo, alla fine il Belgioioso mandò uno trombetto a Lautrech; il quale non avendo potuto parlargli cosí presto, perché per sorte era andato nel campo de' viniziani, i soldati accostatisi entrorono nella terra per le rovine del muro: il che vedendo il Belgioioso, aperta la porta, uscí fuora ad arrendersi a' franzesi, da' quali fu mandato prigione a Genova.
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