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      Vedevasi già manifestamente differire industriosamente Lautrech il partirsi; e benché allegasse averlo ritenuto la espettazione de' fanti tedeschi, con una banda de' quali era pure finalmente venuto Valdemonte (gli altri si aspettavano), e si lamentasse per tutto delle piccole provisioni de' viniziani, nondimeno si dubitava ne fusse stato cagione l'aspettare danari di Francia: ma la cagione piú vera e piú potente era che il re, sperando la pace, la pratica della quale era stretta con Cesare, gli aveva commesso che, dissimulando questa cagione, procedesse lentamente. Da che anche era nato che il re non era stato pronto a pagare la parte sua degli alamanni, che si conducevano in luogo de' svizzeri, né quegli che prima erano destinati a venire con Valdemonte.
      Con queste o necessità o escusazioni soprastando Lautrech a Piacenza con le genti alloggiate tra Piacenza e Parma, si rimosse la difficoltà avuta prima del duca di Ferrara: il quale che entrasse nella confederazione aveva Lautrech, subito che arrivò in Italia, fatto instanza grande; cosa da una parte desiderata dal duca per il parentado che gli era proposto col re di Francia, da altra ritenendolo la diffidenza che aveva del valore de' franzesi, e il sospetto che il re finalmente per recuperare i figliuoli non concordasse con Cesare; ma temendo de' minacci di Lautrech, aveva dimandato che le cose sue si trattassino a Ferrara, perché voleva maneggiare le cose che tanto gli importavano da se medesimo. Perciò andorono a Ferrara gli imbasciadori di tutti i collegati, e in nome de' cardinali congregati a Parma il cardinale Cibo: dove, alla fine, mosso il duca dal procedere innanzi di Lautrech, sforzatosi di fare capaci il capitano Giorgio e Andrea di Burgo, che molto onorati e intrattenuti da lui erano a Ferrara, accordò, ma con condizioni che dimostrorno o la industria sua nel sapere bene negoziare, e che non invano avesse voluto tirare la pratica alla presenza sua, o la cupidità grande che ebbeno gli altri di tirarlo nella confederazione.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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