I quali disegni fece vani la liberazione del pontefice. Alla quale benché da principio non paresse che Cesare condiscendesse prontamente, perché dopo la nuova della cattività aveva tardato piú di uno mese a farne deliberazione alcuna, nondimeno, intesa poi la andata di Lautrech in Italia e la prontezza del re di Inghilterra alla guerra, aveva mandato in Italia il generale di San Francesco e Veri di Migliau con commissione sopra questo negozio al viceré; il quale essendo, in quegli dí che arrivò il generale, morto a Gaeta, fu necessario trattare il negozio con don Ugo di Moncada, al quale anche si distendeva il mandato di Cesare, e il quale il viceré aveva sostituito in suo luogo insino a tanto che sopra il governo del regno venisse da Cesare nuova ordinazione: e avendo il generale comunicato con don Ugo, andò a Roma, e insieme con lui [Migliau] venuto di Spagna con le medesime commissioni che il generale. Conteneva questo negozio due articoli principali: l'uno, che il pontefice sodisfacesse all'esercito creditore di somma grossissima di denari; l'altro, la sicurtà di Cesare che il pontefice, liberato, non si aderisse co' suoi inimici; e in questo si proponevano dure condizioni di statichi e di sicurtà di terre. Trattossi per queste difficoltà la cosa lungamente: la quale per facilitare, il pontefice aveva spesso sollecitato e continuamente sollecitava, ma occultamente, Lautrech a farsi innanzi, affermando essere sua intenzione di non promettere cosa alcuna agl'imperiali se non forzato, e che in tale caso, uscito di carcere, non osserverebbe, come prima potesse condursi in luogo sicuro; il che cercherebbe di fare col dare loro manco comodità potesse; e se pure accordasse, lo pregava che la compassione de' suoi infortuni e delle necessità facessino la scusa per lui.
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