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      Ma Lautrech elesse di entrare piú tosto per la via del Tronto nel regno di Napoli, per essere cammino piú comodo a condurre l'artiglierie e piú copioso di vettovaglie, e per non dare occasione agli inimici di fare testa a Siena o in altro luogo; desiderando di entrare, innanzi che avesse alcuno ostacolo, nel regno di Napoli.
      Ma come fu mosso da Bologna, Giovanni da Sassatello restituí la rocca di Imola al pontefice, la quale quando era prigione aveva occupata; e accostandosi dipoi a Rimini, Sigismondo Malatesta figliuolo di Pandolfo si convenne seco di restituire quella città al pontefice, con patto che fusse obligato a lasciare godere alla madre la dota, a dare seimila ducati alla sorella non maritata e a consegnare, tra il padre e lui, ducati dumila di entrata; partisse subito di Rimini Sigismondo, e vi restasse il padre insino a tanto che il pontefice avesse ratificato, e in questo mezzo stesse la rocca in mano di Guido Rangone suo cugino; il quale, condotto agli stipendi del re di Francia, seguitava Lautrech alla guerra. Ma differendo il pontefice a adempiere queste promesse, Sigismondo occupò di nuovo la rocca, non senza querela grave del pontefice contro a Guido Rangone, come se tacitamente l'avesse permesso, né senza sospetto ancora che non vi avessino consentito Lautrech e i viniziani, come desiderassino tenerlo in continue difficoltà: i viniziani per causa di Ravenna, la quale avendo il pontefice, subito che fu liberato di Castello, mandato l'arcivescovo sipontino a dimandare a quel senato, aveva riportato risposta generale, con rimettersi a quello che gli esporrebbe Gaspare Contareno eletto oratore a lui; perché se bene avessino prima affermato che la ritenevano per la sedia apostolica, nondimeno aveano totalmente l'animo alieno dal restituirla, mossi dallo interesse publico e dallo interesse privato; perché quella città era molto opportuna ad ampliare lo imperio in Romagna, fertile da se stessa di frumenti, e per la fertilità delle terre vicine dava opportunità grande a condurne ciascuno anno in Vinegia, e perché molti viniziani avevano in quel territorio ampie possessioni.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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