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      Progressi delle milizie di terra; deficienza di danari; occupazione dell'Abruzzi. Partenza delle milizie imperiali da Roma; condizioni della città. L'esercito dei collegati in Puglia. Azioni di guerra; presa di Melfi. Il papa a Viterbo; occupazione dei castelli già appartenenti a Vespasiano Colonna.
     
      Ma nel tempo che Lautrech andava innanzi, e che era destinato che l'armate facessino il medesimo, si opponevano a questo molte difficoltà. Perché le dodici galee viniziane che prima si erano ridotte a Livorno, avendo patito molto nella impresa di Sardigna, e per i travagli del mare e per la carestia delle vettovaglie, partirono il decimo dí di febbraio da Livorno per andare a Corfú a rifornirsi: benché i viniziani promettevano mandarne in luogo loro dodici altre, per unirsi con l'armata franzese. La quale anche aveva delle difficoltà, per quello che aveva patito e per le differenze nate tra Andrea Doria e Renzo da Ceri; per le quali, benché Renzo si fusse fermato in Pisa ammalato, si trattava che il Doria, il quale con tutte le galee aveva toccato a Livorno, andasse con le sue galee a Napoli, Renzo con l'altre franzesi, con quattro di fra Bernardino e con le quattro de' viniziani, che tutte erano insieme, assaltasse la Sicilia: ma il Doria, con le otto sue galee e otto altre dell'armata del re di Francia, si ritirò a Genova, allegando essere necessario e alle galee e a lui concedere riposo; o perché questa fusse veramente la cagione, o perché gli interessi delle cose di Genova gli inclinassino già l'animo a nuovi pensieri.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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