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      Con ciò sia che, avendosi a Genova dimandato al re che concedesse loro che si governassino liberamente da se stessi, offerendogli per il dono della libertà dugentomila ducati, e avendolo il re recusato, si credeva che al Doria, autore o almeno confortatore che facessino queste dimande, non fusse grato che il re acquistasse la Sicilia se la libertà non si concedeva a' genovesi. E pullulava anche un'altra causa importante di controversia: perché, avendo il re smembrato la città di Savona da' genovesi, si dubitava che, voltandosi infra non molto tempo, per il favore del re e per la opportunità del sito, a Savona la maggiore parte del commercio delle mercatanzie, e quivi facendo scala l'armate regie, quivi fabricandosi i legni per lui, Genova non si spogliasse di frequenza d'abitatori e di ricchezze: però il Doria si affaticava molto col re che Savona fusse rimessa nella antica subiezione de' genovesi.
      Ma con maggiore felicità che le espedizioni marittime procedevano le cose di Lautrech: il quale, come fu arrivato ad Ascoli, inviò Pietro Navarra co' suoi fanti alla volta dell'Aquila; essendosi già, alla fama della sua venuta, arrenduti Teramo e Giulianuova. Seguitavalo, per la via della Lionessa, il marchese di Saluzzo con le sue genti; e piú addietro cento cinquanta cavalli leggieri e quattromila fanti delle bande nere de' fiorentini, con Orazio Baglione. Avevono anche i viniziani promesso mandargli, senza la persona del duca d'Urbino, quattrocento cavalli leggieri e quattromila fanti, delle genti le quali avevano in terra di Roma; e, in supplemento delle altre con le quali erano obligati di aiutare la guerra del regno di Napoli, si erano convenuti di pagargli ciascuno mese ventitremila ducati; e affermavano che, con l'armata disegnata per la impresa della Sicilia, arebbono in mare trentasei legni; e nondimeno apparendo manifestamente che erano stracchi, procedevano molto lentamente allo spendere.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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