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      Dal quale accordo ebbe Antonio de Leva, nella strettezza della fame, grandissima comodità di vettovaglie e di danari; perché il castellano, il quale aspirando a concetti piú alti assunse poi il titolo di marchese, pagò trentamila ducati, e a Milano mandò tremila sacca di frumento.
      Procedeva intanto Lautrech, e a' tre di aprile era a Rocca Manarda, lasciati a guardia di Puglia cinquanta uomini d'arme dugento cavalli leggieri mille cinquecento in dumila fanti, tutte genti de' viniziani: dove non si teneva altro che Manfredonia in nome di Cesare. Ma l'esercito imperiale, risoluto di attendere (abbandonato tutto il paese circostante) [a difendere] Napoli e Gaeta, poi che, per tôrre alimenti agli inimici, ebbe saccheggiato Nola e condotto a Napoli le vettovaglie che erano in Capua, alloggiò in sul monte di San Martino, donde di poi entrò in Napoli con diecimila fanti tra tedeschi e spagnuoli, e licenziati tutti i fanti italiani, eccetto secento i quali militavano sotto Fabrizio Maramaus, perché Sciarra Colonna co' fanti suoi era andato nell'Abruzzi. Restorono in Napoli pochissimi abitatori, perché tutti quegli che avevano o facoltà o qualità si erano ritirati a Ischia a Capri e altre isole vicine: dicevasi esservi frumento per poco piú di due mesi, ma di carne e di strami piccola quantità. Arrenderonsi a Lautrech Capua, Nola, l'Acerra, Aversa e tutte le terre circostanti. Il quale dimorò con l'esercito quattro dí alla badia dell'Acerra distante sette miglia da Napoli, essendo proceduto e procedendo lentamente per aspettare le vettovaglie impedite da' cattivi cammini e dalle pioggie per le quali era la campagna piena d'acqua; bisognandogli provederne quantità grandissima perché era fama che nello esercito suo, secondo la corruttela moderna della milizia, fussino piú di ventimila cavalli e di ottantamila uomini, i due terzi gente inutile: e di quivi mandò alla impresa della Calavria Simone Romano, con cento cinquanta cavalli leggieri e cinquecento côrsi, non pagati, venuti del campo imperiale.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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