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      Della quale destinazione del legato e delegazione della causa facevano querela grave in Roma gli imbasciadori cesarei, ma con minore autorità per la difficoltà che avevano le cose di Cesare nel regno napoletano.
      Ma intorno a Napoli si scoprivano, per l'una parte e per l'altra, molte difficoltà; ma tali che, raccolte tutte le ragioni, si sperava piú presto la vittoria per i franzesi, ritardata dalla virtú e dalla ostinazione degli inimici. Perché in Napoli augumentava giornalmente la carestia, massime di vino e di carne, non vi entrando piú per mare cosa alcuna; con ciò sia che le galee de' viniziani, in numero ventidue, fussino, pure dopo sí lunga espettazione, giunte a' dieci dí di giugno nel golfo di Napoli: perché se bene i cavalli di dentro uscendo continuamente, non verso l'esercito ma in quelle parti nelle quali credevano potere trovare vettovaglie, riportassino quasi sempre prede, massime di carnaggi, nondimeno, benché giovassino molto, non erano tante che, privati della comodità del mare, potessino lungamente sostentarsi. Affliggevagli la peste grande, il mancamento de' danari, la difficoltà di sostenere i fanti tedeschi, ingannati molte volte da vane speranze e promesse, e de' quali qualcuno alla sfilata andava nello esercito inimico: benché a ritenergli potesse molto la grazia e l'autorità che aveva appresso a loro il principe di Oranges, restato per la morte di don Ugo con autorità di viceré: il quale fece prigione il capitano Catte guascone, delle reliquie del duca di Borbone, con molti de' suoi; e poco dipoi, per sospetto vano, fece il simigliante di Fabrizio Maramaus, benché presto lo liberasse.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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