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      Da altra parte, nell'esercito franzese augumentavano continuamente le infermità; le quali erano cagione che Lautrech, per non avere a guardare tanto, non procedesse alla perfezione delle ultime trincee, le quali, anche per l'impedimento di certe acque tagliate, avevano difficoltà di finirsi. Era anche nello esercito carestia, piú per poco ordine che per altro. Nondimeno Lautrech sperava piú nelle necessità che erano in Napoli che non temeva delle sue difficoltà; e o per questa cagione, persuadendosi aversi presto a finire, o per mancamento di denari non faceva nuovi fanti, come da tutto lo esercito si desiderava per la diminuzione grande, per i morti e per gli infermi non solamente nelle genti basse e ne' soldati privati ma già nelle persone grandi e di autorità; perché il quintodecimo dí erano morti... nunzio del pontefice e Luigi Pisano proveditore viniziano. Sperava anche di fare passare all'esercito tutti o la maggiore parte de' fanti tedeschi, pratica nella quale, prima il marchese di Saluzzo e dappoi egli, avevano lungo tempo vanamente confidato. Le medesime cagioni, e la speranza che gli era data di fare passare all'esercito alcuni cavalli leggieri che erano in Napoli, lo ritenevano da soldare cavalli leggieri, sommamente necessari; i quali, se pure n'avesse soldati almeno quattrocento, gli sarebbeno stati di grandissima utilità. Però scorrevano i cavalli di dentro piú liberamente; benché, ritornando uno giorno a Napoli con uno grosso bottino di bestiame, rincontrate le bande nere che erano il nerbo dello esercito, e senza le quali non si sarebbe stato intorno a Napoli, lo tolsono loro con perdita di forse sessanta cavalli; non ostante che gli spagnuoli uscissino tutti di Napoli, ma tardi, per soccorrergli.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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