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      Assaltorono due dí innanzi la scorta delle vettovaglie con la quale erano dugento tedeschi, che rifuggiti in due case si arrenderono vilmente. E accresceva tutte le incomodità il circuito dello alloggiamento, che insino da principio era stato giudicato troppo grande, il che faceva pericolo e consumava i fanti per le troppe fazioni; e nondimeno Lautrech, intrattenendosi in su la speranza di Renzo, non voleva udire di ristrignerlo: e ancora non bene riavuto scorreva per tutto il campo, per mantenere gli ordini e le guardie, temendo non fusse assaltato. Declinavano le cose giornalmente, in modo che a' quindici, per la troppa potenza de' cavalli imperiali, non era piú commercio tra il campo e le galee; né potevano quegli del campo, per non avere cavalli, uscire delle strade. Davasi ogni notte all'arme due o tre volte: però gli uomini, consumati da tante fatiche e incomodità, non potevano andare alle scorte delle vettovaglie quanto bisognava. E quel che aggravò tutti i disordini fu che, la notte medesima venendo i sedici, morí Lautrech, in su l'autorità e virtú del quale si riposavano tutte le cose: credendosi per certo che le fatiche grandi, che aveva, avessino rinnovato la sua infermità.
      Restò il pondo del governo nel marchese di Saluzzo, non pari a tanto peso. E moltiplicando ogni dí i disordini, e arrivato Andrea Doria, come soldato di Cesare, con dodici galee a Gaeta, in modo che l'armata franzese allentò la guardia, il conte di Sarni, con mille fanti spagnuoli, prese Sarni; cacciatine trecento fanti che vi erano alle stanze: dipoi andato il vigesimo secondo dí di agosto, con piú gente, di notte, a Nola, la prese.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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