Ma i viniziani non davano i fanti promessi a San Polo, per la impresa di Sarravalle, Gavi e altri luoghi del genovese. Tentossi bene una fazione importante, perché Montigian e Villacerca, con dumila fanti e cinquanta cavalli, partirno a ore ventidue da Vitadé, per pigliare Andrea Doria nel suo palazzo; il quale, posto accanto al mare, è quasi contiguo alle mura di Genova. Non ebbe effetto, perché i fanti, stracchi per la lunghezza del cammino che è ventidua miglia, non arrivorno di notte ma che già era qualche ora di dí: però, essendosi levato il romore, Andrea Doria, dalla banda di dietro saltato in su una barca, campò il pericolo; e i franzesi, non fatto altro effetto che saccheggiato il palazzo, salvi tornorono indietro. E il conte di Gaiazzo, fatta una imboscata tra Milano e Moncia, roppe cinquecento tedeschi e cento cavalli leggieri che andavano per fare scorta a vettovaglie; benché di poi, mandato da loro a Bergamo, afflisse con le ruberie in modo quella città che il senato viniziano, il quale l'aveva fatto capitano generale delle fanterie sue, non potendo piú tollerare tanta insolenza e avarizia lo rimosse ignominiosamente dagli stipendi suoi. Nel quale tempo gli spagnuoli anche preseno la terra di Vigevano. Ma sopravvenneno in quel di Genova dumila fanti spagnuoli, che a' venticinque di dicembre erano al Borgo de' Fornari, mandati di Spagna da Cesare per difendere Genova o per andare a Milano, secondo fusse di bisogno. A' quali per condurgli andò, per ordine di Antonio de Leva, il Belgioioso, che era fuggito di mano de' franzesi; e il quale, pochi dí innanzi, si era presentato una notte con dumila fanti e qualche artiglieria a Pavia, dove non erano piú che cinquecento fanti del duca di Milano, ma la cosa fu presentita, però si era ritirato senza frutto.
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