Pagina (2013/2094)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Andorono dipoi il principe di Melfi con l'armate, e Federico Caraffa per terra, a campo a Malfetta, terra già del principe; dove Federico combattendo fu ammazzato da uno sasso: donde il principe sdegnato, sforzata la terra, la saccheggiò. Simile infortunio accadde a Simone Romano: perché essendo l'armata viniziana, la quale da Cavo di Otranto infestava tutto il paese, accostatasi a Brindisi, e poste genti in terra, dove anche era Simone Romano, occuporono la città; ma combattendo la rocca, Simone fu morto di una artiglieria.
     
      Lib.19, cap.8
     
      Fazioni di guerra in Lombardia; accordi fra i collegati; arrivo di fanti spagnuoli dal genovese ad Antonio de Leva. Aspirazioni del pontefice su Perugia; timori di Malatesta Baglione e suoi accordi coi fiorentini e coi francesi. Intrighi del pontefice contro il duca di Ferrara. Il pontefice fa bruciare la bolla con cui accordava il divorzio al re d'Inghilterra; disgrazia e morte del cardinale eboracense.
     
      Ma in Lombardia, di marzo, San Polo prese per forza Serravalle, e la fortezza si accordò di stare neutrale. Ma essendovi gli inimici rientrati di notte di furto, si temeva non potere piú impedire agli spagnuoli il cammino per Milano, massime che ogni dí gli diminuivano le genti per mancamento di denari; avendone pochi dal re, e di quegli, come capitano di pochissimo governo, spendendone una parte per sé (che diceva esserne creditore del re) un'altra parte fraudata da' ministri. Disputavasi tra il re e i viniziani quale impresa fusse da fare, e il re instava di Genova, per la importanza di quella città, massime affermandosi già per cosa certa che Cesare passerebbe la state prossima in Italia, e perché il re, veduto i viniziani non l'avere mai aiutato né a soccorrere né a recuperare quella città, non ostante si fussino escusati allegando essere stato rumore della venuta in Italia di nuovi tedeschi, dubitava non fusse molesta loro la vittoria di quella impresa: ma i viniziani, allegando essere restata a Antonio de Leva pochissima gente, e offerendo, acquistato che fusse Milano, mandare le genti alla espugnazione di Genova, si deliberò fare, con suo consentimento, la impresa di Milano con sedicimila fanti, provedendo ciascuno alla metà. Fu questa deliberazione fatta di marzo, e assente il duca di Urbino; il quale, per l'essersi approssimati a' confini del regno il principe di Oranges e i fanti tedeschi, si era, quasi contro alla volontà de' viniziani, ridotto nel suo stato: ma i viniziani lo condussono di nuovo, con le condizioni medesime le quali aveano prima ottenute da loro il conte di Pitigliano e Bartolommeo d'Alviano, e gli mandorono trecento cavalli e tremila fanti per sua difesa, come erano tenuti: e detteno il titolo di governatore a Ianus Fregoso.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





Melfi Federico Caraffa Malfetta Federico Simone Romano Cavo Otranto Brindisi Simone Romano Simone Lombardia Antonio Leva Perugia Malatesta Baglione Ferrara Inghilterra Lombardia San Polo Serravalle Milano Genova Cesare Italia Italia Antonio Leva Milano Genova Milano Urbino Oranges Pitigliano Bartolommeo Alviano Ianus Fregoso