Prese ancora Antonio de Leva a patti Binasco. Ma l'essere stati gli spagnuoli accomodati di barche da Piacenza, e il credersi che non si sarebbeno mossi se non avessino avuto certezza di potere in caso di necessità ritirarsi in quella città, aggiunto a molti altri indizi, accresceva a' collegati il sospetto (e massime veduta la restituzione delle fortezze) che il pontefice non fusse accordato o per accordare con Cesare.
Il quale avendo volto, benché occultamente, tutti i suoi pensieri a ricuperare lo stato di Firenze, se bene aggirando gli oratori franzesi tenesse varie pratiche e proponesse varie speranze, a loro e agli altri confederati, di accostarsi alla lega, nondimeno, parte movendolo il timore della grandezza di Cesare e la prosperità de' suoi successi, parte lo sperare di indurre piú facilmente lui che non arebbe indotto il re di Francia ad aiutarlo a rimettere i suoi in Firenze, desiderava estremamente, per facilitare questo disegno, tirare a sua divozione lo stato di Perugia: però si credeva che fomentasse Braccio Baglione e Pirro, che tutto dí tentavano nuovi travagli in quegli confini. Per il quale sospetto Malatesta, dubitando che mentre stava a' soldi suoi non avesse a essere oppresso con il suo favore, gli pareva necessario cercarsi di altra protezione. E però, mosso o da questa cagione o da cupidità di maggiori partiti, o dall'odio antico, negava di ricondursi seco, pretendendo non essere tenuto all'anno del beneplacito, perché diceva non apparirne scrittura, benché il pontefice affermasse che gli era obligato: però trattando di condursi col re di Francia e co' fiorentini, e lamentandosi eziandio di pratiche tenute dal cardinale di Cortona contro a lui, e di una lettera, che aveva intercetta, del cardinale de' Medici a Braccio Baglione.
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