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      Era allora in Milano mala provisione; ma non erano migliori quelle de' franzesi e de' viniziani, che ricercando e dolendosi l'uno dell'altro non facevano alcuna provisione (pure San Polo diceva aspettare dumila alamanni): donde, tra l'altre difficoltà, nasceva ne' collegati qualche dubbio che il duca di Milano, veduta la poca speranza che gli restava di avere con le forze e aiuti loro a ricuperare quello stato, non facesse per mezzo del Morone qualche concordia con gli imperiali.
      Ma erano i pensieri del re di Francia indiritti tutti alla pace, diffidandosi di potere altrimenti recuperare i figliuoli. Alla quale essendo anche inclinato Cesare, erano tornati di Spagna due uomini di madama Margherita, con mandato amplissimo in lei per fare la pace: di che essendo certificato il re da Lelu Baiard suo segretario, quale per questa cagione aveva spedito in Fiandra, dimandò a' collegati che mandassino anche loro i mandati. Ed essendosi spiccato con l'animo effettualmente da tutte le provisioni della guerra, cercando pure tirare a sé qualche giustificazione, si lamentava che i viniziani ricusavano contribuire a' denari per la passata sua: i quali, se bene da principio l'avessino stimolato caldamente, passando Cesare, a passare, e il re avesse offerto di farlo con dumila quattrocento lancie mille cavalli leggieri e ventimila fanti, in caso che da' confederati gli [si] dessino danari per pagare, oltre a questi, mille cavalli leggieri e ventimila fanti, e concorressino alla metà della spesa delle artiglierie, nondimeno poi, qual fusse la cagione, si ritiravano.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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