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      Nel quale luogo, essendo certificati che i viniziani non aveano la metà de' dodicimila fanti a' quali erano tenuti per i capitoli della confederazione, e querelandosene gravemente San Polo, fu deliberato di accostarsi con uno campo solo a Milano dalla banda del lazaretto; non ostante che il conte Guido dicesse che Antonio de Leva, il quale non teneva altro che Milano e Como, usava dire che Milano non si poteva sforzare se non con due campi. Ma pochi dí poi, congregati i capi dell'uno e l'altro esercito in Lodi, per consultare di nuovo, il duca di Milano e il duca di Urbino, benché prima avessino fatto instanza che si andasse a campo a Milano e dissuaso lo andare a Genova, consigliorono il contrario; allegando il duca di Urbino, per questa nuova deliberazione, molte ragioni, ma principalmente che, poiché Cesare si preparava a passare in Italia (per il quale condurre era partito con le galee il Doria, agli otto di giugno, da Genova), e che si intendeva che in Germania si faceva preparazione di mandare nuovi tedeschi sotto il capitano Felix non sapeva quello che fusse meglio, o pigliare Milano o non lo pigliare. Allegavansi da lui queste ragioni, ma si credeva che veramente lo movesse l'antica sua consuetudine di non fare né dell'animo né della virtú esperienza alcuna, o che forse, persuadendosi dovere succedere la pace che si trattava in Fiandra, avesse dimostrato al senato viniziano, il quale fortificava Bergamo, essere inutile, o ammesso o escluso che ne fussi, spendere per la recuperazione di Milano.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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