Fu imputato di questo accordo non mediocremente Giovanbatista Borghesi fuoruscito sanese, che avendo cominciato a trattare con Fabio Petrucci, il quale era nello esercito, gli dette la perfezione con aiuto degli altri capitani: il che Malatesta attribuiva a infedeltà, molti altri a viltà di animo.
Lib.19, cap.13
Risposta di Cesare agli ambasciatori dei fiorentini mandati a trattare con lui. Contegno del re di Francia verso Cesare e verso i collegati italiani. Trattative fra Cesare e il duca di Milano. Azione del pontefice per la concordia fra i veneziani e Cesare. Accordi del duca di Milano coi veneziani; resa di Pavia a Antonio de Leva.
Ma gli imbasciadori fiorentini, presentatisi intanto a Cesare, si erano nella prima esposizione congratulati della venuta sua, e sforzatisi di farlo capace che la città non era ambiziosa, ma grata de' benefici e pronta a fare comodità a chi la conservasse; aveano scusato che era entrata nella lega col re di Francia per volontà del pontefice che la comandava, e avere continuato per necessità; non procedendo piú oltre, perché non aveano commissione [di conchiudere, ma] di avvisare quello che fusse proposto loro, ed espresso comandamento della republica che non udissino pratica alcuna col pontefice; visitare gli altri legati suoi ma non il cardinale de' Medici. A' quali innanzi fusse risposto, disse loro il gran cancelliere, eletto nuovamente cardinale, che era necessario satisfacessino al pontefice; e querelandosi essi della ingiustizia di questa dimanda, rispose che, per essersi la città confederata con gli inimici di Cesare e mandate le genti a offesa sua, era ricaduta dai privilegi suoi e devoluta allo imperio, e che però Cesare ne poteva disporre ad arbitrio suo.
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