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      Finalmente fu risposto loro, in nome di Cesare, che facessino venire il mandato abile a convenire eziandio col pontefice, e che poi si attenderebbe alle differenze tra il papa e loro; le quali se prima non si componevano, non voleva Cesare trattare con loro gli interessi propri. Mandoronlo amplissimo a convenire con Cesare, ma non a convenire col pontefice: però, essendo Cesare (che partí da Genova a' trenta di agosto) andato a Piacenza, gli imbasciadori seguitandolo non furono ammessi in Piacenza poiché si era inteso non avere il mandato nel modo che aveva chiesto Cesare. Cosí restorono le cose senza concordia.
      E aveva anche Cesare, ricevuti che ebbe rigidamente gli imbasciadori del duca di Ferrara, fattigli partire; benché ritornando poi con nuove pratiche, e forse con nuovi favori, furono ammessi. Mandò anche Nassau oratore al re di Francia, a congratularsi che con nuova congiunzione avessino stabilito il vincolo del parentado, e a ricevere la ratificazione: per le quali cause mandava anche a lui il re l'ammiraglio, e a Renzo da Ceri mandò danari perché si levasse con tutte le genti di Puglia; dove preparò anche dodici galee, perché vi andassino sotto Filippino Doria contro a' viniziani (contro a' quali Cesare mandò Andrea Doria con trentasette galee): benché, giudicando dovere essere piú certa la recuperazione de' figliuoli se a Cesare restasse qualche difficoltà in Italia, dava varie speranze a' collegati; e a' fiorentini particolarmente prometteva di mandare loro occultamente, per l'ammiraglio, danari, non perché avesse in animo di sovvenire o loro o gli altri ma perché stessino piú renitenti a convenire con Cesare.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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