Cosí si ridusse tutta la guerra nel terreno de' fiorentini. A' quali benché i viniziani e il duca d'Urbino avessino dato speranza di mandare tremila fanti, che per sospetto della venuta del principe a quelle bande avevano mandato nello stato di Urbino, nondimeno, non volendo dispiacere al pontefice, riuscí promessa vana: solamente dettono i viniziani al commissario di Castrocaro danari per pagare dugento fanti. E non ostante che quel senato e il duca di Ferrara trattassino continuamente di comporre con Cesare, nondimeno, perché questa difficoltà lo facesse piú facile alle cose loro, confortavano i fiorentini a difendersi.
Lib.19, cap.15
Disegni dei fiorentini; perdita di Cortona e di Arezzo. Dichiarazione di Cesare di non voler udire gli ambasciatori fiorentini se non son rimessi i Medici in città. Richiesta del pontefice che Firenze si rimetta in suo potere. Dispareri in Firenze; decisione di resistenza. Il principe d'Oranges intorno a Firenze; le forze dei fiorentini. Prime scaramuccie sotto Firenze.
Due erano allora principalmente i disegni de' fiorentini: l'uno, che l'esercito ritardasse tanto a venire innanzi che avessino tempo a riparare la loro città, alle mura della quale pensavano che finalmente si avesse a ridurre la guerra; l'altro, cercare di placare l'animo di Cesare, eziandio con l'accordare col pontefice, pure che non fusse alterato la forma della libertà e del governo popolare. Però, non essendo ancora successo l'esclusione de' loro imbasciadori, avevano mandato uno uomo al principe di Oranges, ed eletti imbasciadori al pontefice; instando, quando gli significorono la elezione, che insino allo arrivare loro facesse soprasedere lo esercito: il che ricusò di fare.
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