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      Entrorono adunque, a' ventisei di aprile a ventuna ora, nella fortezza di...; e rinfrescati i soldati, assaltò subito la terra: e prese, insino alla notte, due trincee; in modo che, la mattina seguente, la città si dette. E guadagnò il Ferruccio l'artiglieria venuta da Genova. E trovandosi in Volterra con quattordici compagnie di fanti, arebbe fatto rivoltare Sangeminiano e Colle e, interrompendo le vettovaglie che per quella via venivano da Siena, messo lo esercito in grave difficoltà: i capitani del quale non pensando piú se non allo assedio, il marchese del Guasto ritirò in Prato l'artiglierie. Ma essendo opportunamente sopragiunto in quelle bande il Maramaus, con dumila cinquecento fanti non pagati, soccorso venuto (tanto sono incerte le cose della guerra) contro alla volontà del pontefice, fermò l'impeto suo.
      A' nove di maggio si fece una grossa scaramuccia fuora della porta Romana: morti e feriti di quegli di dentro cento trenta, di quegli di fuori piú di dugento; tra' quali il capitano Baragnino spagnuolo.
      Speravano pure ancora i fiorentini dal re di Francia qualche sussidio, il quale continuava di promettere grandissimo soccorso recuperati che avesse i figliuoli; e per nutrirgli in questo mezzo con speranza, dette assegnamento a mercatanti fiorentini per ventimila ducati, dovuti loro molti anni innanzi, perché gli prestassino alla città; i quali furono condotti a Pisa da Luigi Alamanni, ma in piú volte, in modo che feceno poco frutto. Venne anche a Pisa Giampaolo da Ceri, condotto da' fiorentini per la guardia di quella città.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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