Ma l'acquisto di Volterra generò danno molto maggiore a fiorentini, perché il Ferruccio, contro alla commissione avuta, aveva, per andare piú forte a Volterra e per confidarsi troppo della fortezza di Empoli, lasciatovi sí poca guardia che, dato animo agli imperiali di espugnarlo, vi andorono a campo e lo preseno per forza e saccheggioronlo. La perdita del quale luogo afflisse, piú che altra cosa che fusse succeduta in quella guerra, i fiorentini; perché, avendo disegnato fare in quel luogo massa di nuove genti, speravano con l'opportunità del sito, che è grandissima, mettere in difficoltà grande l'esercito alloggiato da quella parte d'Arno, e aprire la comodità delle vettovaglie a' fiorentini che già molto ne pativano. E si aggiunse nuova cagione di privargli tanto piú delle speranze concepute, perché avendo il re di Francia, al principio di giugno, pagato, secondo le loro convenzioni, i danari a Cesare e riavuti i figliuoli, in luogo di tanti aiuti che aveva sempre detto di riservare a quel tempo, mandò a instanza del pontefice (il quale per gratificarsi totalmente i ministri suoi creò il vescovo di Tarba, oratore appresso a lui, cardinale) Pierfrancesco da Pontriemoli, confidente a lui in Italia, per trattare la pratica dello accordo co' fiorentini; che, per questo, al tutto perderono la speranza degli aiuti di quel re: il quale insieme col re di Inghilterra, essendo congiunti insieme, facevano ogni opera per conciliarsi in modo il pontefice che potessino sperare di separarlo da Cesare.
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