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      E però il re di Francia si sforzava avere, nel fare venire Firenze in sua potestà, qualche grado e qualche partecipazione.
      Preso che ebbe il marchese del Guasto Empoli, andò con quelle genti a unirsi col Maramaus nel borgo di Volterra; ed essendo circa seimila fanti cominciorono a battere la terra, ed essendo in terra forse quaranta braccia di mura detteno tre assalti invano, con la morte di piú di quattrocento uomini. Feciono poi nuova batteria, e detteno uno assalto gagliardo co' fanti italiani e spagnuoli ma con danno maggiore che negli assalti di prima; in modo che il campo si levò. E il medesimo dí, un'ora innanzi giorno, uscirono Stefano Colonna dalla porta a Faenza con una incamiciata di tremila fanti, e Malatesta dalla porticciuola al Prato, per assaltare i tedeschi che alloggiavano nel monasterio di San Donato, nel quale si erano fortificati. Passò Stefano le trincee e ne ammazzò molti, ma gli altri messisi in questo mezzo in battaglia si difeseno francamente; e Stefano ferito in bocca e nel membro virile, ma leggiermente, si ritirò, non potendo tardare molto per paura del soccorso, e lamentandosi gravemente di Malatesta che non l'avesse seguitato.
      Cresceva continuamente in Firenze, dove non entrava piú vettovaglia da parte alcuna, la strettezza del vivere; e nondimeno non diminuiva la ostinazione. Ed essendo andato da Volterra a Pisa il Ferruccio e raccogliendo quanti piú fanti poteva, era ridotta tutta la speranza loro nella venuta sua: perché gli avevano commesso che, per qualunque via e con ogni pericolo, si mettesse a venire; disegnando, come fusse unito con le genti che erano in Firenze, di andare a combattere con gli inimici.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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