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      Alla quale instanza di tutta la Germania desideroso Cesare di sodisfare, e perché anche era a proposito delle cose sue in quella provincia sedare le cagioni de' tumulti e della contumacia de' popoli, instette molto col papa, ricordandogli i ragionamenti avuti insieme a Bologna, che indicesse il concilio, e promettendogli, acciò che non temesse di avere a mettere in pericolo l'autorità e la degnità sua, di trovarvisi presente per avere cura particolare di lui. Nessuna cosa dispiaceva piú al papa di questa, ma per conservare la esistimazione della buona mente sua dissimulava questa inclinazione: o causata da temere che, per moderare le abusioni della corte e le indiscrete concessioni de' pontefici, non si diminuisse troppo la facoltà pontificale; o per ricordarsi che, se bene quando fu promosso al cardinalato era stato provato con testimoni che i suoi natali fussino legittimi, e nondimeno essere in verità il contrario (il che se bene non si trovasse legge scritta che proibisse ascendere al pontificato chi fusse nato in questo modo, nondimeno era inveterata e comune opinione che chi non era legittimo non potesse eziandio essere creato cardinale) o temendo che non senza qualche sospetto di simonia, usata col cardinale Colonna, fusse stato assunto al pontificato, o dubitando che la acerbità grande usata contro alla patria, con tanti tumulti di guerra, non gli desse infamia indelebile appresso al concilio, massime essendo apparito per gli effetti averlo mosso non, come da principio publicava, il desiderio di ridurla a buono e moderato governo ma la cupidità di farla tornare nella tirannide de' suoi.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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