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      Finí in queste agitazioni l'anno mille cinquecento trenta e succedette il mille cinquecento trentuno, nel quale fu piccola materia di movimenti. Perché, se bene per molti segni si comprendesse il re di Francia essere malcontento degli accordi fatti con Cesare e cupidissimo di nuovi tumulti, e a questo medesimo inclinare anche il re di Inghilterra, sdegnato con Cesare che difendendo la sorella di sua madre oppugnava la causa del divorzio, nondimeno, essendo il re di Francia esausto di denari, né ancora riposato da' travagli di sí lunghe guerre, non era ancora il tempo opportuno a suscitare innovazioni; ma attendeva intratanto a praticare, cosí in Germania co' príncipi che erano d'animo alieno da Cesare come in Italia col pontefice, proponendogli, per farselo benivolo, pratiche di matrimonio tra il figliuolo suo secondogenito e la nipote di lui; e (quello che si trattava con maggiore offesa di Dio e con orribile infamia della corona di Francia, che aveva fatto sempre precipua professione di difendere la religione cristiana, per i quali meriti aveva conseguitato il titolo del cristianissimo) tenendo pratiche col principe de' turchi per irritarlo contro a Cesare, contro al quale era per l'ordinario mal disposto, sí per l'odio naturale contro al nome de' cristiani come per cagione delle controversie che aveva col fratello, che erano quistioni per il regno d'Ungheria col vaivoda di chi egli aveva preso la protezione, come eziandio perché la grandezza di Cesare cominciava a essere sospetta anche a lui.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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