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      Il quale, negoziando le cose sue col re medesimo e con somma arte, gli venne in somma confidenza e affezione; ancora che, contro a quello che hanno creduto molti e che credette Cesare, non si stabilisse tra loro capitolazione alcuna. Vero è che il papa se gli dimostrò sempre propenso nel desiderio che si acquistasse lo stato di Milano per il duca di Orliens, cosa molto desiderata dal re per l'odio e per lo sdegno contro a Cesare, ma molto piú perché, mettendo Orliens in quello stato, gli pareva spegnere le cause della contenzione tra' figliuoli dopo la morte sua; le quali, altrimenti, era pericolo che non nascessino per causa del ducato di Brettagna, il quale il re, l'anno precedente, aveva, contra alle convenzioni fatte dal re Luigi con quei popoli, unito alla corona di Francia, indottigli a consentire piú con l'autorità regia che con spontanea volontà. Né solo il re non ottenne da lui cosa alcuna nella causa del re di Inghilterra; ma per le inurbanità usate da' ministri di quel re, e perché gli trovò nella camera del papa che gli protestavano e appellavano da lui al concilio, mostratane indignazione, disse al papa che a lui non sarebbe offesa se proseguitasse quel che era di giustizia contro al re. Né offese in cosa alcuna l'animo del pontefice, eccetto che, per sodisfare piú a' suoi che a se medesimo, lo ricercò che gli creasse tre cardinali; cosa molto molesta al pontefice, non solo per la reclamazione che facea l'oratore cesareo ma perché gli pareva cosa di molto momento (e per la elezione de' futuri pontefici e per le inobbedienze che potessino nascere, in vita sua e poi) aggiugnere tanti cardinali alla nazione franzese che allora n'aveva sei: nondimeno, per minore male, acconsentí a questa dimanda; e oltre a questi creò uno fratello del duca di Albania, al quale prima l'aveva promesso.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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