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      E pochi dí poi, ingrossando el campo nostro per gente sopravenute del reame, era la vittoria nelle mani; se non che el duca Galeazzo fanciullescamente, credo per non avere danari da Firenze a suo modo, si partí di campo con buona parte delle sue gente ed andossene a Milano. Di che sendo la cosa pareggiata, ognuno si voltò a' pensieri della quiete, e fatta tregua a disdetta, pochi dí poi si fermò questo tumulto; e Bartolomeo se ne tornò in quello de' viniziani, con effetto della impresa non conveniente alla sua riputazione ed espettazione e' ebbe nel principio di lui.
      Tornato Bartolomeo in Lombardia, la città si posò circa uno anno; di poi nel 1469 pretendendo papa Paulo che Rimino, che era nelle mani di Ruberto Malatesta figliuolo bastardo del signore Gismondo, fussi devoluto alla sedia apostolica ed infestando Ruberto con editti e censure e preparandosi alle arme, la lega, dubitando che lui disperato non si gittassi nelle mani de' viniziani, co' quali era in pratica, lo tolse a soldo e preselo in protezione contro a qualunque lo volessi offendere. Di che el papa forte sdegnato, ed avendo da' viniziani promesse di favore, ed anche credendo che la lega non avessi a essere unite alla difesa, mandò el campo a Rimino. Fecesi gran consulta fra' signori collegati circa al modo della difesa; e finalmente, non sendo in molta unione, conchiusono per allora mandare aiuti a Ruberto di qualità che non lasciassino gli inimici espugnare la città, e mandare imbasciadori a Roma a giustificarsi col papa di avere preso Rimino in protezione, non per fare contro alla Chiesa, ma perché non venissi in mano de' viniziani, usati a occupare le cose ecclesiastiche; avere fatta la lega e presa la protezione per conservare la pace di Italia, ed a questo effetto pregarlo fussi contento levare el campo da Arimino, promettendogli si troverrebbe modo a comporre poi queste differenzie e che Ruberto non mancherebbe delle debite reverenzie verso quella sedia, e quando non volessi farlo, protestargli che per conservare la pace di Italia e la fede data a Ruberto, lo difenderebbono in tutti quegli modi fusse possibile, offendendo etiam in qualunque luogo chi offendeva lui.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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