Dette questo parlare ammirazione a tutti quegli che non avevano prima notizia, ed e' pareri furono in sé vari come si fa nelle cose grande; nondimeno, perché gli aveva detto non ci ricercare drento consiglio, nessuno la contradisse. E cosí lui, raccomandata la città ed el governo agli amici dello stato, si partí la notte medesima; ed el dí sequente giunto a San Miniato al Tedesco, scrisse una lettera alla signoria, scusandosi non gli avere prima communicato questo suo disegno, perché gli pareva che el tempo ricercassi piú tosto fatti che parole, ed allegando le cagione della andata sua, quasi in quel medesimo modo aveva viva voce fatto co' dieci e colla pratica. Giunto di poi a Livorno e trovatovi due o tre galee mandate dal re Ferrando per levarlo, come ebbe avuto da Firenze el mandato di potere conchiudere quanto voleva el popolo fiorentino, se ne andò per acqua alla volta di Napoli. Aveva el re Ferrando, avisato di tale deliberazione, credo dagli oratori milanesi che praticavano a Napoli la pace, mandato a sua richiesta le galee in Porto Pisano, e per dare uno saggio di pace innanzi che Lorenzo partissi, fatto che el duca di Calavria aveva richiesta la città di levare le offese a disdetta di dieci dí, e cosí si era consentito.
Questa andata di Lorenzo alterò assai e' viniziani per essere fatta sanza saputa loro, e feciono concetto la pace essere conchiusa, e Lorenzo essere ito a cosa fatta, e loro essere lasciati a discrezione; e nondimeno per impedirla se la non fussi pure conchiusa, veramente sendo conchiusa, per accertarsene, ed in ogni evento per trovarsi forti ed armati, subito feciono tornare in Romagna le gente loro che erano in Toscana in aiuto de' fiorentini; richiesono lo stato di Milano e fiorentini di rinnovare la lega, allegando che per qualche accidente si era divulgato a Roma ed in piú luoghi che la era rotta per non si essere osservata secondo e' capitoli, e però essere bene per tôrre ogni ombra potessi nascere, rinnovarla, e concorrendovi lo stato di Milano, la città, per non perturbare le pratiche di Napoli, la negò. Tolsono per loro capitano el magnifico Ruberto Malatesta; e perché gli era capitano de' fiorentini, e durava la condotta sua qualche anno, e non voleva obligarsi a' viniziani se non in caso avessi licenzia da' fiorentini, feciono tanta instanzia si dessi questa lincenza, che la città, per non alienarsegli in tutto se pure seguissi guerra, lo fece, benché molto male volentieri.
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