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      Aggiunsesi una lega universale di Italia, non riservando la particulare e si dispose che perché e' viniziani avessino cagione di acconsentirla, avessino tutti e' principi di Italia a mandare loro imbasciadori, come altra volta si era fatto nel 54, al re Alfonso. Fu ratificato ogni cosa dal re, Milano, Ferrara e noi; el papa ratificò la pace; e' viniziani, non piacendo loro nuova lega, non ratificorono, anzi feciono, fuora della opinione di tutti, una nuova lega col pontefice. A Firenze si elesse imbasciadori al papa e re ed a rallegrarsi messer Antonio Ridolfi e Piero di Lutozzo Nasi, di poi si deputò undici imbasciadori a Roma a chiedere la assoluzione dalle censure messer Francesco Soderini vescovo di Volterra, messer Luigi Guicciardini, messer Bongianni Gianfigliazzi, messer Piero Minerbetti, messer Guidantonio Vespucci, Gino Capponi Domenico Pandolfini, Antonio de' Medici, Iacopo Lanfredini Piero Mellini... e' quali usate molte cerimonie e supplicazione la ottennono.
      Quietate le cose della città di fuori, parendo agli uomini del reggimento le cose drento essere disordinate, attesono a restrignere lo stato e dettono pegli oportuni consigli balía a trenta cittadini per piú mesi, e di poi a dugentodieci, e' quali feciono squittino nuovo, ordinorono nuova gravezza, dettono a que' trenta arroti quaranta, e' quali per cinque anni avessino molte autorità, e di creare la signoria ed altro e circa le provisioni della città, che si chiamorono el consiglio de' settanta, el quale si continuò poi di tempo in tempo in modo che fu un consiglio a vita.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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