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      Appetí la gloria e la eccellenzia piú che alcuno altro, in che si può riprendere avere avuto troppo questo appetito nelle cose eziandio minime, pel quale non voleva eziandio ne' versi, ne' giuochi, negli esercizi essere pareggiato o imitato da alcuno cittadino, sdegnandosi contro a chi facessi altrimenti; fu troppo eziandio nelle grande, conciosiaché volessi pareggiarsi e gareggiare in ogni cosa con tutti e' principi di Italia, il che dispiacque assai al signore Lodovico. Nondimeno in universum tale appetito fu laudabile e fu cagione fare celebrare in ogni luogo, eziandio fuori di Italia, la gloria ed el nome suo, perché si ingegnò che a' tempi sua fussino tutte le arte e le virtú piú eccellente in Firenze che in altra città di Italia. Principalmente alle lettere ordinò di nuovo a Pisa uno Studio di ragione e di arte, e sendogli mostro per molte ragione che non vi poteva concorrere numero di studianti come a Padova e Pavia, disse gli bastava che el collegio de' Lettori avanzassi gli altri. E però sempre vi lesse a' tempi sua, con salari grandissimi, tutti e' piú eccellenti e piú famosi uomini di Italia non perdonandosi né a spesa né a fatica per avergli, cosí fiorirono in Firenze gli studi di umanità sotto messer Agnolo Poliziano, e' greci sotto messer Demetrio e poi el Lascari, gli studi di filosofia e di arte sotto Marsilio Ficino, maestro Giorgio Benigno, el conte della Mirandola ed altri uomini eccellenti. Détte el medesimo favore a' versi vulgari, alla musica, alla architettura, alla pittura, alla scultura, a tutte le arte di ingegno e di industria, in modo che la città era copiosissima di tutte queste gentilezze; le quali tanto piú emergevano quanto lui, sendo universalissimo, ne dava iudicio e distingueva gli uomini, in forma che tutti per piú piacergli facevano a gara l'uno dell'altro.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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