Cosí di poi in altro tempo si valse del publico per soccorrere a' bisogni e necessità sua, che furono piú volte sí grandi, che nello 84 per non fallire, fu constretto accattare dal signore Lodovico ducati quattromila e vendere un a casa aveva in Milano per altri quattromila, che era stata donata dal duca Francesco a Cosimo suo avolo; che è da credere rispetto alla sua natura tanto liberale e magnifica, lo facessi colle lagrime in su gli occhi. Di che vedutosi abandonato dagli aviamenti de' trafichi, si volse a fare una entrata di possessione di quindicimila o ventimila ducati; e si distese in modo oltra alle antiche sue in quello di Pisa che doveva essere a diecimila.
Fu di natura molto superbo, ed in modo che, oltre al non volere che gli uomini si gli opponessino, voleva ancora intendessino per discrezione, usando nelle cose importante poche parole e dubie; nello ordinario del conversare molto faceto e piacevole; nel vivere in casa piú tosto civile che suntuoso, eccetto che ne' conviti co' quali onorava molto magnificamente assai forestieri nobili che venivano a Firenze, fu libidinoso e tutto venereo e constante negli amori sua, che duravano parecchi anni; la quale cosa, a giudicio di molti, gli indebolí tanto el corpo che lo fece morire, si può dire, giovane. L'ultimo amore suo, e che durò molti anni, fu in Bartolomea de' Nasi, moglie di Donato Benci nella quale, benché non fussi formosa, ma maniera e gentile era in modo impaniato, che una vernata che lei stette in villa, partiva di Firenze a cinque o sei ore di notte in sulle poste con piú compagni e la andava a trovare, partendosene nondimeno a tale ora, che la mattina innanzi dí fusse in Firenze.
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