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      Aggiugnevasi in su e' nostri terreni un re di Francia con tanto esercito, inimico ed ingiuriato da noi, pieno di cupidità e crudeltà, el quale dava timore non solo di guastarci el paese nostro, di fare; ribellare el resto delle terre suddite, ma etiam di saccheggiare la città, di rimettere Piero de' Medici e forse insignorirsi di Firenze el quale se si partissi, el meno male si potessi temere era avergli a dare una somma grandissima di danari ed a votare la città delle sustanzie e sangue suo.
     
     
      XII
     
      INGRESSO DI CARLO VIII A FIRENZE.
      GEROLAMO SAVONAROLA.
      RIFORME DELLA COSTITUZIONE FIORENTINA (1494-1495).
     
      El re Carlo partito da Pisa come di sopra è detto, e presa la volta di Firenze con animo pessimo, e, come fu opinione, con disegno di saccheggiare la città, avendo inteso la mutazione dello stato e come tutto el popolo in sulla cacciata di Piero aveva prese le arme ed ancora non le posava e presentendo essere uno popolo grandissimo, non solo cominciò a credere di non potere sforzare e saccheggiare la città, ma ancora a dubitare che entrando in Firenze, el popolo che era in sull'arme non gli facessi viilania; e per questo, fermo per la via, mandò a fare intendere che el desiderio suo era entrare pacificamente nella città, ma che avendo nello esercito suo gente assai e di varie lingue e nazione, ed avendo inteso el popolo nostro essere in sulle arme, dubitava non nascessi qualche disordine, e però soprasederebbe tanto el popolo si disarmassi, per potere amichevolmente e sanza tumulto venire in Firenze.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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