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      Nel quale trovandosi molti frateschi al vespro, cominciorono con sassi e colle arme a difenderlo benché non fussi stretto, e voltasi da un altro canto la furia e la moltitudine a casa Francesco Valori e combattendola perché era difesa da quegli di casa, la moglie di Francesco, figliuola di messer Giovanni Canigiani, faccendosi alla finestra fu ferita da uno verrettone nella testa, del quale colpo subito morí. Entrata di poi la turba in casa, fu trovato Francesco in una soffitta, e chiedendo di grazia di essere menato vivo in palagio, fu cavato di casa, e dirizzandosi verso el palagio, accompagnato da uno mazziere, ed essendo andato pochi passi, fu assalito e quivi subito morto da Vincenzio Ridolfi, Simone Tornabuoni, in vendetta di Niccolò Ridolfi e Lorenzo Tornabuoni loro consorti, e da Iacopo di messer Luca Pitti sviscerato della parte contraria, benché lui gli dessi a tempo ed era già morto.
      Cosí si mostrò in Francesco Valori uno esemplo grandissimo di fortuna, che essendo poco innanzi, di autorità seguito e grazia sanza dubbio el primo uomo della città, subito voltò mantello: gli fu in uno dí medesimo saccheggiata la casa, morta a' suoi occhi veggenti la moglie, e lui si può dire in uno istante medesimo morto vituperosamente dagli inimici sua: in modo che da molti fu imputato che Dio l'avessi voluto punire d'avere pochi mesi avanti a Bernardo del Nero e gli altri cittadini di tanta autorità, stati già lungo tempo amici sua e di uno stato medesimo, negato lo appello da una sentenzia della vita; beneficio introdotto da una legge nuova e conceduto a Filippo Corbizzi, Giovanni Benizzi e gli altri a chi si sarebbe, rispetto alle qualità e meriti loro, tolto con meno biasimo e cosí, mutata la condizione, fu morto da e' parenti di quegli.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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