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      Queste fuorono le conclusione di suo carico; l'altre piú tosto cose in sua giustificazione perché dimostravano, dalla superbia in fuori, non essere stato in lui vizio alcuno, ed essere stato nettissimo di lussuria, avarizia e simili peccati, ed inoltre non avere tenuto pratica di stato né co' principi di fuora, né drento con cittadini.
      Publicato questo processo, si pose la punizione sua da parte per qualche dí, perché el papa, avendo intesa la presura sua e di poi la confessione, ed essendogli stata gratissima, aveva mandato la assoluzione non solo a' cittadini che l'avevano esaminato sanza licenzia ecclesiastica, ma ancora a quegli che contro al comandamento apostolico avevano udite le predicazioni sue; e di poi chiesto che fra Ieronimo gli fussi mandato a Roma. La qual cosa fu negata, non parendo secondo l'onore della città usare officio di bargello; e però ultimamente diputò el generale dello ordine di San Domenico ed un messer Romolino spagnuolo, che fu poi creato da lui cardinale, commessari apostolici a venire a Firenze a esaminare fra Ieronimo ed e' compagni. E' quali aspettandosi, si cominciò a trattare la causa de' cittadini che erano stati fautori della parte sua, ne' quali benché non si trovassi secondo la esamina di fra Ieronimo delitto nessuno, né pratica tenuta contro allo stato, nondimeno el grido della moltitudine era loro contro, ed inoltre molti cittadini maligni che si trovavano in palagio e nelle pratiche, gli volevano manomettere; fra' quali Franceschino degli Albizzi, che el dí che fu morto Francesco Valori, venuto alla signoria disse: «le signorie vostre hanno inteso quello che è seguito di Francesco Valori; che comandano che si facci ora di Giovan Batista Ridolfi e di Paolantonio?


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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