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      Fu sanza dubbio uomo valentissimo nella arte militare e di buono animo ed atto a cose grandi, ed aveva condotta la vittoria di Pisa in termini, che si può dire, quando vi fu a campo, si riducessi a uno asso: ma ebbe molte parte da non satisfare a una republica come questa: fu uomo avaro, e che con ogni cavillazione cercava di vantaggiarsi sempre nelle condotte e ne' pagamenti; fu rozzo, e che seguitando le opinione sue non mostrava di stimare punto e' commessari ed e' cittadini si avevano a maneggiare seco, il che lo fece venire a noia a molti; volse sempre, nelle imprese che aveva a fare, tanti ordini e provedimenti, ed andare con tanta sicurtà e vantaggio, che recava alla città una spesa intollerabile, la quale trovandosi consumata per gli affanni di tanti anni, male volentieri comportava tanto carico; tenne sempre pratiche ed amicizie in Pistoia, nel Borgo a San Sepolcro ed in molte terre principale nostre, il che faceva sospetto a qualche savio che e' non fussi vòlto a fare stato e signoria nel dominio nostro.
      Ma circa alla principale cause perché e' fu morto, è opinione quasi chiara che e' fussi innocente; ed ècci una ragione potentissima, perché sendo lui nel mestiere del soldo, lo stato e lo essere suo era in essere riputato uomo valente e fedele, le quali cose tanto gli dava lo acquisto di Pisa e gli toglieva el non l'avere, che si può dire fussi fondata in quella impresa la gloria e riputazione sua; e si vede che l'avere Pisa gli recava grandissimo onore ed utilità sanza alcuno danno, e pel contrario el non l'avere, detrimento grandissimo sanza conoscervi drento compense di beneficio alcuno; inoltre se egli avessi malignato, non è da credere l'avessi fatto per suo disegno proprio, ma per qualche suo interesso che dependessi da satisfarne a altri: a' pisani non è credibile, perché da loro non poteva conseguire o danari o condizione o cosa alcuna, eccetto el dominio di Pisa, el quale gli sarebbe stato debito, sendo quella città spogliata ed avendola a difendere col suo; di poi di tanti pisani che si sono presi ne' tempi seguenti ed esaminati, de' quali ne è stati alcuni a chi erano noti tutti e' segreti di Pisa, ne sarebbe stato qualcuno da chi si sarebbe intesa questa pratica; a altri potentati di Italia ancora non è verisimile, né mai fu persona vi pensassi, eccetto al duca di Milano del quale si ebbe sospetto; e nondimeno chi considererà bene ne farà el giudicio medesimo, perché gli è certo che el duca, massime in questi ultimi tempi, desiderò assai che noi riavessimo Pisa per potere usare per capitano Pagolo in chi aveva gran fede, e quando fussi stato di appetito contrario, non è da credere che Pagolo l'avessi stimato, vedendolo in tanto pericolo col re di Francia che non ne poteva piú sperare cosa alcuna.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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