Ritornato, come di sopra è detto, el re in Francia, lasciato bene guardato el castelletto e gente assai alle stanze nello stato nuovamente acquistato, e' milanesi che sommamente avevono desiderata la ruina del duca Lodovico, avevano mutato volontà, e con tutto che e' modi de' franzesi non fussino stati disonesti in verso loro e non gli avessino oppressati ed in effetto non si potessino dolere della signoria loro, nondimeno sendo di natura e sangui diversi, ed inoltre non si potendo assettare a mancare di quegli piaceri ed ornamenti dava la corte, ne erano tanto infastiditi che non gli potevano comportare; e però molti gentiluomini stimolorono segretamente el duca che era nella Magna, che e' volessi ritornare, mostrandogli la via essere facile a riacquistare lo stato suo. E però lui, seguitando e' loro conforti, ragunato buono esercito, accompagnato da Ascanio e gli altri che l'avevano seguitato, ne venne alla volta di Milano, e non trovando contradizione alcuna, riebbe pacificamente, da el castelletto in fuora tutto quello tenevano e' franzesi di suo. E parendogli essere certo che e' franzesi ritornerebbono con grosso esercito in Italia, si volse a tutti quegli rimedi che e' poteva pensare importassino la salute sua: condusse assai svizzeri e lanzinech, in modo che fece uno potente esercito mandò subito a Vinegia a pregargli volessino essere seco, promettendo loro quietanza di Cremona e Ghiaradadda, ed anche qualche altro vantaggio; scrisse a Firenze congratulandosi come con amici e richiedendo in tanto suo bisogno la restituzione di quegli danari aveva prestati loro, fece le medesime opere col pontefice; ed ogni cosa invano perché né el papa, né e' viniziani, né e' fiorentini vollono in modo alcuno scostarsi dal re.
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