Fu adunche per publica commessione richiesto dagli oratori nostri ricordatagli la integrità ed affezione della città, di volerci osservare le promesse; ed inoltre Lorenzo Lenzi, uno degli oratori, uomo vòlto al bene ma poco prudente, lo richiese sanza averne commessione, di Siena e Lucca, a che rispondendo el re: «se io ve lo dessi, che daresti voi a me?» rispose in modo appiccò la pratica di danari. Della quale cosa ebbe a Firenze carico grandissimo, parendo che questa offerta potessi essere cagione di fare pensare al re in che modo potessi cavare della città tanta somma di danari, sanza acquistarne nondimeno Siena o Lucca; e fu riscritto agli oratori che tenessino pratica delle cose nostre e non pensassino a quelle d'altri.
El re adunche, richiesto della osservanzia de' capitoli, rispose essere parato; e si dette ordine che uno esercito grosso di uomini d'arme franzesi e fanterie di svizzeri e guasconi partissino a uno tempo diputato alla volta di Pisa, e fu dato loro per capitano monsignore di Beumonte, el quale, per averci al tempo del re Carlo restituito Livorno, era riputato amico e confidato alla città. Ed essendosi data a queste genti una paga del mese di maggio, si dondolò tutto el mese di che erano pagati innanzi partissino; perché avendo messer Giovanni Bentivogli per paura di questo esercito capitolato col re di pagargli in certi tempi ducati quarantamila, ed interim dargli buona sicurtà e cosí e' signori della Mirandola, Coreggio e Carpi non volle Roano che si trovava a Milano e apresso a lui Piero Soderini, comandare a dette gente cavalcassino se prima non aveva ricevuto quelle sicurtà, e cosí consumorono tutto maggio in Lombardia a' propositi del re, benché pagati da noi.
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