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      E nel partire, una compagnia di svizzeri, venuta nuovamente in campo da per loro come venturieri, come uomini bestiali e sanza ragione prese Luca degli Albizzi nostro commessario chiedendo una paga, in forma che fu constretto per uscire delle loro mani promettere loro milletrecento ducati per una paga; e' quali, come fu libero da loro, gli mandò loro di quegli si trovava del commune.
      Udita a Firenze questa partita loro, si fece giudicio nella multitudine che questo fussi stato inganno fatto per ordine del re, in modo che nello universale se ne sparlava sí bruttamente, quanto fussi possibile; da altra parte el re, dolendosi assai di questo disordine e parendogli metterci di onore grossamente, desiderava fermare almeno le genti di arme in sul nostro per fare a' pisani una guerra guerreabile, insino a tanto che noi fussimo a ordine di danari ed altre cose necessarie a potere rifare la impresa. La quale cosa essendogli negata, parte per la impossibilità della città, parte per el sospetto nato negli animi del popolo, si cominciò a alterare forte con noi, dicendo che questi disordini erano nati per non si essere provisto di vettovaglie e munizioni come si doveva, o perché cosí credessi per suggestione di quegli capitani che erono stati nella impresa, o pure perché, non ostante sapessi el vero, volessi salvare l'onore delle sue genti el piú poteva. Alterossi ancora assai perché non avendo noi, come è di costume de' svizzeri, voluto pagare loro la paga del ritorno, perché ci pareva che e' portamenti loro la avessino male meritata e perché gli uomini savi non potevano disporre el popolo a questi pagamenti e' quali non si potevano sanza porre nuovi danari fare, cominciorono a gonfiare gli animi.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





Luca Albizzi Firenze