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      Di che el re si sdegnò assai, e rivocate le gente, si riserbò Pietrasanta e pochi mesi poi la rendé a' lucchesi, avutone però buona somma di danari; e cosí disposti male gli animi tra el re e noi, la città rimase seco di mala condizione, ed el timore fu causa non si rompessi seco apertamente, ma mala volontà e poca fede vi era quanto fussi possibile.
      Poi che e' franzesi furono levati da campo da Pisa e partiti ultimamente de' terreni nostri e noi da altro canto spogliati di gente e riputazione e disordinati di danari, perché el popolo stracco di tante spese e disperato di ogni buono successo, non voleva vincere alcuna provisione di danari, e' pisani cominciorono a scorrere el contado di Pisa, per la qual cosa chi era a guardia di Librafatta e del bastione della Ventura, bastione fortissimo, avendo carestia di vettovaglie, e cosí di qualche munizione, ne dettono piú volte aviso a Firenze; ed erano e' mancamenti loro sí piccoli, che con dugento o trecento ducati si potevano riparare. Ma la signoria, che ne era gonfaloniere di giustizia Piero Gualterotti, uomo da poco nelle cose dello stato, e de' signori tra gli altri Filippo Buondelmonti, Piero Adimari, Piero Panciatichi e Piero di Niccolò Ardinghelli, non vi providono, e vollono più tosto alcuni di loro rimborsarsi di certa somma di danari che avevono prestati al commune, che soccorrere quegli luoghi acquistati e fatti con grandissima spesa e perdita di tempo. In forma che andandovi e' pisani a campo, quegli di drento mancando loro vettovaglie ed altre cose necessarie a difesa, si arrenderono, ed e' pisani avuta questa vittoria, si riserborono Librafatta ed el bastione disfeciono e rovinorono insino a' fondamenti.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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