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      Conchiudevano che quando e' fussi l'utile della città procedere contro a' Cancellieri, che si voleva considerare se si poteva fare, essere Pistoia nelle mani loro, noi trovarci sanza arme, sanza forze sanza riputazione e sanza danari; e però essere pericolo che, veduto l'animo nostro, non prevenissimo e si ribellassino; consigliare loro che si cercassi colle ragione, co' conforti e modi buoni posare queste quistione, rapacificargli insieme e fare che d'accordo e' Cancellieri gli rimettessino in Pistoia.
      Consumavasi con queste quistione el tempo, né si faceva risoluzione e quelle si facevano, per essere la città debole e sanza timone, non si eseguivano; in forma che in ultimo e' Panciatichi, disperati avere a tornare col braccio della città, si attesono a fare forti nel contado dove avevano gran parte, e vi si fece assai disordini ed uccisioni come di sotto si dirà, con grandissima vergogna e vituperio della città. Ed allora si conobbe quanto sarebbe stato utile non si lasciare vincere alla ira e ritenere la gente di Francia alle stanze perché e' pisani non arebbono preso el bastione e Librafatta, ed e' pistolesi, per paura di quelle forze e riputazione, non arebbono tanto disordinato.
      In questo tempo sendo entrata la signoria nuova per settembre ed ottobre, che ne fu gonfaloniere Niccolò Zati, si rifece el magistrato de' dieci el quale era vacato piú di uno anno, e benché molte signorie avessino tentato rifargli, nondimeno non si era mai potuto ottenere pure ora, considerato quanto importava alla città che non vi fussi uno magistrato di uomini prudenti e' quali vegghiassino continuamente le cose publiche e durassino parecchi mesi, fu piú facile a condurvi lo universale.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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