Ne' medesimi tempi si trattava accordo tra el re di Francia da una parte e Massimiano e Filippo arciduca di Borgogna da altra parte, la qual cosa desiderandosi assai da Francia, venne el cardinale di Roano, che assolutamente governava el re a Milano, e di quivi ne andò nella Magna a aboccarsi collo imperadore. Dove, doppo trattato di qualche dí, si conchiuse con molti patti segreti che pretendevano a acconciare a modo loro le cose di Italia, lega ed intelligenzia tra quegli principi, e publicamente si maritò a uno piccolo figlioletto dello arciduca una piccola fanciullina figliuola del re di Francia, promettendogli per dote lo stato di Milano; le quali convenzione, come di sotto si dirà, non ebbono effetto alcuno.
Fatta che ebbe monsignore di Roano questa conclusione, ne venne a Milano, dove gli fu mandato imbasciadori dalla città messer Antonio Malegonnelle e Benedetto de' Nerli. La cagione fu perché el re pretendeva che non avendo noi fattigli certi pagamenti a' debiti tempi ed inoltre non gli avendo pagati per la impresa del reame ducati cinquantamila in luogo de' fanti, secondo la forma de' capitoli fatti a Milano, essere rotti quegli capitoli, e lui non essere piú obligato a alcuna nostra protezione. E se bene la città si potessi assai giustificare, e massime perché a cinquantamila ducati non era obligate se non doppo la recuperazione di Pisa e le altre cose nostre, nondimeno essendo lui piú potente, ed avendo nelle nostre differenzie a essere giudice e parte, non accettava alcuna nostra giustificazione, mostrando apertamente essere male disposto contro a noi, e però la paura s'aveva di lui ed el desiderio che e' non avessi a malignare, era una delle cagioni che inclinava e' cittadini a volersi accordare seco.
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