Venne la nuova di questa ribellione in Firenze a di... di giugno a mezzanotte; e di tratto la signoria, che ne era gonfaloniere Francesco d'Antonio di Taddeo, mandò pe' collegi e pe' principali cittadini della città; e proposto el caso e dimandati e' pareri, alla pratica pareva che importando Arezzo quanto faceva, non s'avessi rispetto alle cose di Pisa, né alla vittoria si sperava di dí in di dí Vicopisano dove erano a campo le gente nostre, ma si mandassino subito a Arezzo innanzi che la cittadella si perdessi o e' nimici vi ingrossassino piú.
E' collegi, come fanno gli uomini da pochi ed ignoranti, insospettiti cominciorono a credere che questa nuova di Arezzo non fussi vera, anzi cosa finta da' primi cittadini, e' quali volessino per questo modo indiretto impedire lo acquisto di Vicopisano, e la fondavano in sul credere che per avere occasione di mutare el governo, desiderassino che la città stessi in affanni continui e Pisa non si riavessi. E però consigliorono che le gente non si levassino di quello di Pisa anzi si seguitassi la impresa di Vico e l'altre fazione vi s'avevano a fare; ed in questa opinione concorrevano ancora alcuni de' signori, e massime Giovan Batista de' Nobili ed uno Batistino Puccini artefice, uomo ardito, caparbio, e che aveva piú lingua che persona, ed inimico capitale de' cittadini principali. E fu necessario seguitare el loro parere, perché, da poi che Piero Soderini era stato gonfaloniere, avevano, avezzi da lui, presa tanta licenzia ed autorità, che volevano intendere tutte le cose publiche, e che le si deliberassino a modo loro e cosí si perdè la occasione di ricuperare Arezzo facilmente e con poca spesa, per cagione, come è detto, de' collegi, e si vedde non per ognuno, ma pe' piú savi, quanto fussi stato lo errore di Piero Soderini in avere per ambizione messo adosso a loro tutto el pondo della città.
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