Ma come volle la giustizia divina, avendo fatto questo eccesso l'anno 1501 el dí di san Stefano, fu nel sequente anno, el dí medesimo di san Stefano, fatto nel sopra detto modo morire dal duca Valentino.
Morti che furono crudelmente costoro, el duca si voltò collo esercito suo verso Città di Castello, dove si trovava messer Iulio vescovo di Castello e fratello bastardo di Vitellozzo, ed alcuni garzoni figliuoli di Giovanni, Camillo e di Pagolo, e' quali intesa la venuta sua, essendo sanza forze e sanza speranze, si fuggirono; di che lui acquistata quella terra, andò subito alla vòlta di Perugia, nella quale entrò sanza resistenzia, perché Giampaolo, non avendo rimedio, se ne fuggí. Vòlto di poi verso Siena, sotto nome di volerne cacciare Pandolfo suo inimico, in fatto per fare pruova se potessi insignorirsene, poi che e' vedde e' sanesi ostinati a difendersi, per virtú del quale rimanendo Siena come si era, Pandolfo s'ebbe a partire ed andossene a Pisa, e nondimeno rimasono nel governo gli aderenti ed amici sua, in modo che si poteva dire lo tenessino fuora mal volentieri, ma per fuggire la guerra del Valentino, accordandosi ancora lui a questo partito. Andossene di poi in terra di Roma allo acquisto degli Orsini, dove in brieve tempo occupò ogni cosa, eccetto alcune terre di Gian Giordano. Aveva in questo mezzo la città per mezzo di messer Giovan Vettorio Soderini oratore nostro a Roma, trattato accordo col pontefice; e per questa cagione essendo stato eletto oratore al duca Valentino Piero Guicciardini ed avendo rifiutato, vi fu mandato Iacopo Salviati, a tempo che ancora era a' confini nostri e non si era ritirato in quello di Roma.
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