XXVII
GIULIO II CONTRO I VENEZIANI.
FERDINANDO II D'ARAGONA A NAPOLI (1506).
1506. Seguitò lo anno 1506, nel principio del quale essendosi ordinata la riforma ordinaria del Monte ed una provisione, per potere rispondere alle paghe, di due decime e mezzo, e due arbítri [e] mezzo; ed essendo molte volte ita a partito negli ottanta, passò con difficultà, sendo massime contradetta da messer Antonio Malegonnelle, che, mostrando questa gravezza essere disonesta, persuase si facessi una gravezza ordinaria, lo effetto della quale era in buona parte rincarare el sale. Ma opponendosigli e ributtandolo vivamente el gonfaloniere, passò gli ottanta, e venuta nel consiglio e non si vincendo, venne in gara, da una parte, dal gonfaloniere che tutto dí chiamando el consiglio non cessava di proporla e riscaldarla, da altra da molti uomini da bene, massime giovani, che erano molto caldi e solleciti al contradirla, e tanto piú, quanto e' si intendeva che poco numero di fave gli darebbono perfezione.
E però el gonfaloniere riscaldato, sendo una mattina ragunato el consiglio, fece publicare che secondo gli ordini non potevano essere in consiglio ancora quegli che erano caduti a specchio da poi che si era fatta la ultima imborsazione: il che toccava a molti, de' quali la piú parte erano giovani da bene e che si opponevano alla gravezza; e cosí voto del consiglio di piú fave inimiche, credette avere vinta la provisione. Ma sendo sdegnati di questo atto disonesto molti di quegli che rimasono in consiglio e che prima la vincevano, e però dando le fave bianche, la provisione tornò adrieto; e cosí inaspriti gli animi, andò in consiglio a partito centosei volte e finalmente non si vinse.
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Monte Antonio Malegonnelle
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