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      E però nel principio di questo anno el re ordinato una grosso e potente esercito, ne venne alla volta di Italia di che sendo avisata la città da Francesco Pandolfini, che vi era oratore mandatovi in scambio di Niccolò Valori che vi era stato mandato doppo Alessandro Nasi, si elesse oratori nuovi per onorarlo in Italia Giovan Batista Ridolfi ed Alamanno Salviati, e' quali avendo rifiutato vi furono mandati Pierfrancesco Tosinghi e Giovanni di Tommaso Ridolfi.
      El re intanto, giunto a Milano, si aviò personalmente colle gente verso Genova, benché Roan ed e' primi della corte molto lo sconfortassino dello andare in persona, perché, rispetto a' luoghi aspri e difficili, pareva che si mettessi in qualche pericolo, e quando bene non vi fussi pericolo, che non riuscendo la impresa, giucassi troppo della riputazione sua. E certo questa impresa fu riputata tanto difficile, che tutta Italia stava sospesa a aspettarne lo effetto perché oltre allo essere fra Milano e Genova passi molto forti ed aspri dove avevano a passare e' franzesi, oltre allo essere la città fortissima e di natura e di accidente, si intendeva che quello popolo armigero ed uso alle zuffe era ostinatissimo al difendersi. Avevano eletto uno popolano vile per doge, avevano pieno Genova di soldati e fanti forestieri e pareva che con grande animo aspettassino la venuta degli inimici; ma come el re in persona e le sue gente si accostorono alla città, subito entrò fra loro tanta viltà e disordine, essendo massime stati ributtati da uno passo forte, che prestissimamente si dettono al re.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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