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      Credesi che questa vittoria dispiacessi al papa ed al re di Napoli, nondimeno, massime el re, non ne feciono, né prima né poi, segno manifesto. Ma certo fu che a' viniziani dispiacque assai, e' quali considerando essere el re in Italia con sí grosso esercito, e quanta riputazione aveva acquistata per la sí presta espugnazione di Genova, città fortissima e potentissima, cominciorono molto a temere dello stato loro, e però voltisi allo imperadore, lo richiesono facessi qualche dimostrazione di volergli soccorrere in caso che el re gli offendessi; il che lui fece volentieri, e gli serví di cinquemila uomini; publicando che gli aiuterebbe con tutte le forze sue.
      Ebbe di questa vittoria grandissima allegrezza la città nostra, perché avendo e' pisani mandato aiuto di molti uomini a' genovesi, el re dimostrò averlo per male e disse molte volte agli oratori nostri che acquistata Genova, voleva renderci Pisa, e che, bisognando, verrebbe a questa impresa per nostro capitano. Ma come facevano tutte le nostre buone nuove, ogni cosa diventò vana, perché el re, acquistata Genova, intendendo el sospetto de' viniziani e come e' si gitterebbono in collo a' tedeschi e metterebbongli in Italia, con tutto che fussi molto male disposto contro a loro, pure per non si recare tanta piena adosso, fece ogni dimostrazione per assicurargli; e però subito rimandò parte delle gente in Francia, licenziò e' svizzeri che aveva tolti a soldo, dette voce volersi presto tornare in Francia. E cosí fece con effetto perché, come ebbe rimessi e' gentiluomini in Genova, ordinato trarre da tutti somme grande di danari, tagliato el capo al doge nuovo ed a altri de' primi, e molti cacciatine, disegnato fortificare la città a suo proposito in piú modi, ed in ultimo aboccatosi a Saona col re di Napoli, si ritornò in Francia, seguitandolo oratore in nome della città Giovanni di Tommaso Ridolfi.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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