Da altra parte al gonfaloniere dispiaceva el mandargli, mosso forse in secreto per non abandonare la amicizia di Francia, utile a sé ed al cardinale suo fratello, e perché degli imbasciadori che avevano a andare, credeva che Alamanno, per essere inimico suo, gli opererebbe contro quanto potessi; di Piero Guicciardini sapeva che, se bene non gli opere[re]bbe contro, non era per operare per lui da parte, ma solo attendere alle cose della città. In questo parere del non mandare imbasciadori concorrevano tutti quegli che seguitavano ordinariamente e' pareri del gonfaloniere, come Niccolò Valori, Alessandro Acciaiuoli, Francesco Pandolfini e simili, e' quali però non avevano molto credito, ma vi concorreva Piero Guicciardini, che difendendo vivamente questa parte nelle pratiche, la sostenne assai colla autorità sua, e messer Francesco Gualterotti, benché spesso parlassi ambiguo, pure piú tosto vi inclinava.
Allegavano costoro, presupponendo che quando si mandassi imbasciadori con animo di non conchiudere, ma solo per intratenere lo imperadore e servire a dimostrazione e cerimonie, questa andata sarebbe, in quanto allo imperadore, disutile, perché, come egli intendessi venire gli imbasciadori, si persuaderebbe venissino a comporre, il che non riuscendo, gli parrebbe essere uccellato e tanto piú si sdegnerebbe; cosí si farebbe offesa al re el quale insospettirebbe che noi lo volessimo abbandonare ed inoltre arebbe per male che noi favorissimo di questo nome e riputazione gli inimici sua; e però essere da fare una delle due conclusione, o di non mandare imbasciadori o di mandargli con ordine e commessione di appuntare, e cosí el punto di questa deliberazione essere solo se era bene fare accordo collo imperadore o no.
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