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      La città desiderava lo accordo, massime gli uomini prudenti, perché e' si cognosceva che levandosi a' pisani l'aiuto de' lucchesi, rimanevano privati di uno potente sussidio e che era atto a tenergli vivi; e cosí come pareva quasi impossibile avergli per fame, mentre che Lucca gli aiutava, cosí pareva facile, privandogli di quello favore ed essendo chiusa la via di mare, a domargli. Ma si dubitava che e' lucchesi non cercassino questo accordo per assicurarsi di noi e nondimeno non mancassino di favorire occultamente e' pisani, pure attenuandosi questo sospetto efficacemente da' lucchesi che mostravano di cognoscere che Pisa era sí debole e consumata che non poteva reggersi lungamente da se medesima, e che era necessario che cadessi nelle mani nostre o che venissi in mano di uno potente che bastassi a difendergli da noi, e quando fussi questo secondo, che Lucca rimarrebbe in pericolo e paura della grandezza sua, e però essere loro piú utile, quando fussino contenti di qualche particularità, che Pisa venisse nelle mani nostre col mezzo ed aiuto loro, e si reintegrassi tra noi la antiqua amicizia, furono adunche deputati a praticare con loro uno de' dieci, Lorenzo Morelli, e quattro altri cittadini, messer Giovan Vettorio Soderini, Giovan Batista Ridolfi, Piero Guicciardini ed Alamanno Salviati, essendo assente messer Francesco Gualterotti che si trovava a Pistoia capitano.
      E venendosi a' particulari, e' lucchesi mostravano due cose: l'una, che questo accordo ci era utilissimo, perché el privare e' pisani del loro sussidio e de' commerzi e commodità, de' paesi loro, non era altro che darci Pisa nelle mani, l'altra, che ogni volta che Pietrasanta e Mutrone fussino in mano de' fiorentini, la città di Lucca non potere mai essere sicura della sua libertà, e però bisognare, a fondare bene questa amicizia, che noi cedessimo loro le ragione di Pietrasanta e di Mutrone, la quale cosa noi non dovavamo molto stimare, perché queste terre erano in mano loro, e di poi, che se noi volavamo vedere el vero, le ragione nostre quanto a Pietrasanta erano debole, Mutrone essere luogo rovinato e disfatto, e sí piccola cosa, che in uno caso di tanta utilità non si doveva considerare.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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