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      E però, per fare piú forte la armata nostra, si mandò una parte delle nostre gente di arme con parecchi migliaia di battaglioni verso San Piero in Grado, e' quali si divisono, ed una parte ne andò di qua di Arno, una di là, in modo che sopravenendo poco poi la armata inimica, non ebbe ardire andare piú innanzi, ma si ritornò presto indrieto; e si intese era cosa di poco fondamento e fatta piú tosto con ordine di genovesi privati che del publico, e non con legni della communità di Genova, ma di privati e forestieri soldati, come mostrò lo effetto, per pochi dí. E perché, se tale sussidio venissi piú potente, si deliberò ripararvi e si conchiuse fare a San Piero in Grado uno ponte in su Arno, come avevano fatto e' padri nostri quando ebbono Pisa; le quale cose perché si facessino con piú ordine e piú riputazione, non si trovando in campo pel publico altri che Niccolò Machiavelli cancelliere de' dieci, vi furono eletti dagli ottanta, commessari generali Iacopo ed Alamanno Salviati con grandissima riputazione di quella casa, ma trovato poi che tutti a due insieme avevano divieto, sendo Alamanno di meno fave, rimasono Iacopo ed Antonio da Filicaia. E perché Iacopo essendo di collegio rifiutò, fu in suo luogo Alamanno, e cosí Antonio da Filicaia ed Alamanno Salviati andorono commessari in quello di Pisa, e lasciato Niccolò Capponi in Cascina per le provisioni necessarie, Alamanno andò a stare a San Piero in Grado ed Antonio a Librafatta al governo del campo che era dalla altra parte di Arno.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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