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      Nel quale tempo essendo ritornato Roan alla corte, chiamati gli imbasciadori nostri, e mostro loro con quanta spesa facessi la impresa contro a' viniziani, alla quale moltissime volte era stato stimolato da noi, e che cedeva in nostra grandissima utilità richiese che la città lo servissi in presto di ducati cinquantamila, e lui ed el re di Spagna si obligherebbono alla protezione nostra per tre anni, aggiugnendo di favorirci alla impresa di Pisa, ed in caso che Pisa s'avessi fra uno anno, noi gli avessimo a dare ducati cinquantamila ed altretanti al re di Spagna; e cosí non s'avendo, non solo non vorrebbe altro, ma ci renderebbe e' ducati cinquantamila datigli in prestanza.
      Scrissono gli imbasciadori a Firenze questa dimanda, e parve molto strana, perché, secondo le condizione ragionate prima, non aveva a avere un quattrino innanzi alla avuta di Pisa, e benché promettessi rendergli al caso che Pisa non si avessi, nondimeno non si faceva fondamento l'avessi a fare; pure avendosi speranza di Pisa e considerato che negandogli, era al tutto spicciata quella impresa, considerando ancora la sua venuta in Italia con uno esercito potentissimo, e quanta differenzia fussi l'averlo a avere amico o inimico, si concluse facilmente el farlo e si dette commessione agli imbasciadori che conchiudessino. E però, essendo loro in sul serrare, el re disse essere contento alla protezione nostra contro a ognuno, etiam contro allo imperadore, ma che per rispetto dello imperio non voleva si nominassi, ma si includessi con parole generale, le quale quando non bastassino, che prometteva a parole ed in fatto lo osserverebbe.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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